Superbonus, Decreto Aiuti e cessione del credito in un mercato drogato.


Il Superbonus è una delle misure protagoniste nel decreto del governo denominato “Decreto Aiuti”. Discusso nelle commissioni Bilancio e Finanza alla Camera, con l’approvazione si è proceduto ad una riformulazione degli emendamenti che prevedono l’allargamento della platea dei cessionari del credito. La cessione sarà possibile verso tutti, oltre alle banche, comprese le partite IVA senza limiti di fatturato. Esclusi, quindi, solo i consumatori. Come previsto, non ci sarà la proroga ulteriore del bonus – non senza qualche malumore politico – perché i soldi sono finiti e Mario Draghi ha necessità di non gravare troppo sui bilanci pubblici, diminuendo l’esposizione dei conti dello Stato.
Decisamente contrario si era subito manifestato il Ministro dell’Economia Daniele Franco. Il motivo è facile da immaginare, d’altra parte il mitico “110” è stato un finanziamento da 33 miliardi di euro, praticamente come se un’intera finanziaria (e bella corposa) fosse stata dedicata all’edilizia! Non mancano in questo scenario i reati, la Guardia di Finanza ne ha contestati già molti per un valore superiore ai 5 miliardi di euro. Un lavoro extra probabilmente aumentato per i finanzieri per le regole che sono state modificate cinque volte?
Il Superbonus è stata una bandierina piantata da una specifica forza politica, il Movimento Cinque Stelle, la quale ha puntato sulla difesa dell’interesse delle associazioni dei costruttori. Quest’ultimi erano allarmati dal blocco dei crediti, che hanno inceppato un mercato evidentemente drogato. Ecco perché i “grillini” hanno chiesto meno responsabilità per chi acquisisce i crediti dalle banche.
La norma ha effetto retroattivo, con l’obiettivo di sbloccare i vecchi crediti rimasti incagliati e liberare capienza fiscale presso le banche. Gioverebbe ricordare che la grande bolla speculativa edilizia scoppiata negli USA nel 2008 – quella dei mutui subprime – ha dimostrato i rischi che si corrono al passaggio della crisi dalla finanza all’economia reale: una catena di fallimenti tra le imprese e i loro fornitori.
Secondo Confartigianato sarebbero state 47mila le piccole imprese a rischio con il blocco della borsa dei crediti d’imposta. Sembra un paradosso, miliardi spesi dallo Stato – cioè soldi di tutti – per rilanciare l’economia in un sistema che ha finito per penalizzare le aziende che ritardano i pagamenti delle fatture. Ecco quindi uscire dalla Camera il via alla quarta cessione.
Tuttavia, il Superbonus, oltre ad aver drogato il mercato, ha riattivato il tema dell’utilità degli incentivi al settore edilizio. Come scrive l’economista Marco Fortis su Il Sole 24Ore del 22 giugno, l’edilizia «cresce a ritmi di ricostruzione post-bellica». L’industria delle costruzioni e il mercato immobiliare – considerati settori trainanti della crescita del PIL – beneficiano di notevoli ma “antistorici” incentivi di carattere fiscale e urbanistico.
Una bella quota dell’enorme patrimonio residenziale italiano è concentrata nelle mani di piccoli e medi proprietari immobiliari, che preferiscono realizzare alti rendimenti tramite gli affitti brevi gestiti dalle piattaforme digitali. Dall’altra parte abbiamo da almeno trent’anni la fine di politiche abitative pubbliche. Entro il 14 luglio il “Decreto Aiuti” deve essere approvato anche al Senato. Il Superbonus, che è finito per finanziare la ristrutturazione di seconde o terze case, ha chiuso il cerchio della rendita immobiliare.
Come abbiamo scritto nel nostro precedente articolo su questo blog, l’economia italiana ne aveva veramente bisogno?
Foto: © Slices of Light – via Flickr.
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