Con il gas paghiamo anche anni di errori strategici in politica energetica.


In un editoriale sul The New York Times del 29 agosto, Paul Krugman ricordava quando negli anni ’80 lavorava al Council of Economic Adviser e il governo americano non sapeva come dissuadere gli europei dal costruire nuovi gasdotti per incrementare le forniture di gas dall’Unione Sovietica. Trent’anni fa l’URSS è collassata ma – sostiene il Premio Nobel 2008 per l’economia – i timori di una vulnerabilità strategica di un’Europa legata troppo ai sovietici, oggi russi, si sono rivelati fondati. La nostra dipendenza dal gas russo è diventata “…the biggest risk now facing the world economy”.
Questo perché il mercato del gas non è globale, lo si trasporta in gasdotti e l’unica alternativa è spedirlo in forma liquefatta con speciali navi e poi nuovamente farlo ritornare allo stato originale ai terminal rigassificatori. Non è uno switch che lo si organizza da un giorno all’altro. In un anno le consegne del gas dalla Russia verso l’Europa sono calate del 75% – ovviamente come ritorsione per le sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina – e questo ha fatto schizzare il prezzo del gas. Bisogna ricordare che nel 2014, nonostante l’annessione della Crimea, l’Italia – governo Renzi – aveva comunque aumentato l’import di gas dalla Russia: questo è stato il secondo errore.
Il primo errore lo avevamo commesso alcuni anni prima, nel 2011 – governo Berlusconi – quando l’Italia si è fatta cacciare dalla Libia. Prima l’intervento armato della NATO per spodestare il raïs Gheddafi, poi quello della Turchia di Erdogan per imporre il suo ordine nella guerra civile, ha privato il nostro paese di un fornitore storico e messo in difficoltà l’ENI. Alberto Negri in un editoriale su Il Manifesto del 31 agosto ricorda come ci sia un gasdotto di 520 km che sbocca a Gela e a pieno regime avrebbe una portata di 30miliardi di m3, ovvero quasi la metà dei nostri consumi annuali. Ma in nome dell’atlantismo in Libia abbiamo lasciato lì a comandare i “signori della guerra”.
Il terzo errore lo abbiamo commesso nel 2016, quando di fronte alla possibilità di stipulare nuovi contratti di fornitura di energia a lungo termine, abbiamo preferito affidarci di più al mercato libero. Allora i prezzi spot erano sensibilmente più bassi – spiega lo storico esperto di energia Giovanni Battista Zorzoli – e si è creduto che così sarebbero rimasti anche in futuro. O forse viene il sospetto che ci sia stata la volontà di eliminare le “tariffe tutelate”, cosa che diventava più facile se la differenza di prezzo con le tariffe del mercato libero fosse contenuta. Invece, già da settembre del 2021 abbiamo visto che gli aumenti del prezzo del gas sono diventati via via progressivi con la crescente domanda di energia dei paesi asiatici.
Ora per tornare alle conclusioni del sopracitato articolo sul The New York Times, l’inflazione è inevitabile e una recessione da crisi energetica pende sull’Europa in autunno. Ma queste considerazioni macroeconomiche, continua Krugman, sono secondarie rispetto a come il nostro continente farà fronte alle estreme difficoltà di famiglie e imprese derivanti dalle bollette energetiche impazzite.
Venerdì il G7 ha trovato l’accordo per porre un tetto al prezzo del gas russo suscitando la reazione di Gazprom che potrebbe per ritorsione chiudere i rubinetti di Nord Stream e lasciare al freddo i tedeschi.
La situazione del prezzo del gas continuerà ad essere estremamente turbolenta per mesi a venire, e la strategia per le forniture di energia del ministro Cingolani di rimpiazzare l’autocrate russo Putin con altre dittature (Algeria, Mozambico…) non è che un altro errore: si baratta ancora il gas per l’ambiente.
Perché, benché l’Italia abbia recuperato sul terreno delle rinnovabili, fotovoltaico ed eolico in primis, siamo ancora messi male nell’energy mix. La burocrazia deve sbloccare progetti per decine di Gigawatt in attesa di autorizzazione, solo investendo sulle rinnovabili possiamo migliorare le nostre esigenze energetiche in modo strutturale. E anche per il clima sarà un beneficio tenere fonti fossili nel sottosuolo.
Cover photo: © Terry Chapman via Flickr.
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